Ci preoccupiamo quotidianamente delle emissioni di CO2, di come vengono trattate le piante, di quanta acqua utilizziamo, del buco dell’ozono e tanto, tanto altro relativo all’ambiente, che ci deve stare particolarmente a cuore.
Ed uno degli influencer di quest’ultimo di maggior “successo” attualmente (o sarebbe meglio dire, di prima che in Cina venisse messo il famoso ban sul mining) è sicuramente il Bitcoin o, comunque, le monete virtuali (di cui tutti parlano ma di cui nessuno sa praticamente nulla). Esistono ad esempio software automatici come Il software ufficiale BitQT che permettono un trading facile.
Energie rinnovabili o no?
Uno dei maggiori problemi delle criptovalute è che, purtroppo, è necessario compiere un lavoro per minarle. Questo vale nel mondo fisico tanto che in quello virtuale.
La differenza enorme però sta nel guadagno che c’è dietro: normalmente, un classico lavoro “fisico”, prevede uno stipendio grossomodo fisso (quando le cose vanno bene!) mentre il guadagno da trading di criptovalute può cambiare enormemente sul fronte economico, giorno dopo giorno, ora dopo ora!
In genere, i miner si muovo in maniera tale da sfruttare l’energia dal minor costo possibile ed, in genere, le energie rinnovabili forniscono i costi minori in bolletta (eolico, solare e via dicendo). Non a caso, in Cina si concentra una delle maggiori percentuali di mining di criptovalute, specialmente Bitcoin.
Un problema in via di risoluzione
Fortunatamente stanno nascendo alcune alternative interessanti, come Chia, una criptovaluta che ha bisogno esclusivamente di spazio di archiviazione per funzionare (per capirci, Hard Disk capienti in grossa quantità). Un’alternativa del genere significherebbe quindi un consumo energetico estremamente ridotto rispetto ad altre simili.