Il ciclista danese è stato in grado di compiere una vera e propria impresa, togliendo la maglia gialla, che sembrava una formalità all’inizio della ben nota corsa francese di quest’anno, dalle spalle di Tadej Pogacar, il favorito numero uno, nonché il vincitore degli ultimi due Tour de France.
Un risultato che è andato contro ogni pronostico, come ben sanno gli appassionati che giocano su portali sicuri come https://www.casino777.ch/it/. Vingegaard ha lasciato un po’ tutti senza parole, anche se in realtà già l’anno scorso aveva raggiunto la seconda posizione.
Nel 2021 le prime responsabilità
Già l’anno scorso Vingegaard aveva dimostrato a tutti di poter competere ad altissimi livelli. Al Tour de France 2021, infatti, in seguito alla decisione di Roglic, il capitano fino a quel momento, di lasciare la corsa in giallo, ecco che la Jumbo decide di puntare tutto proprio sul ciclista danese. Quest’ultimo aveva già ottenuto diversi risultati di spessore nella prima parte di stagione, con un ottimo secondo posto al Giro dei Paesi Baschi, oltre che la vittoria alla Settimana Coppi e Bartali.
Il salto di qualità, però, al Tour de France, probabilmente non era atteso con tali proporzioni da nessun addetto ai lavori. In effetti, Vingegaard già l’anno scorso si è trasformato nel rivale numero uno di Tadej Pogacar. E la sfida è tornata in auge anche quest’anno. Con una piccola, ma sostanziale differenza. Ovvero, il danese si è presentato al Tour de France 2022 con una consapevolezza e fiducia nei propri mezzi decisamente superiori rispetto allo scorso anno.
Con un simile livello di fiducia non deve certo sorprendere come Vingegaard abbia deciso di giocarsi le sue carte senza remore, anche per via del fatto che il suo rivale sloveno è sembrato molto più “umano” rispetto ad altre occasioni. Pogacar aveva già subito il primo smacco nel 2021, al Tour, quando il danese era stato in grado di staccarlo nella salita, doppia, al Mont Ventoux.
Molto probabilmente, quell’occasione avrebbe dovuto rappresentare un primo campanello d’allarme per Pogacar. Il motivo è facile da intuire, dal momento che il ciclista danese pare patire notevolmente le salite molto lunghe e regolari, quelle in cui si arriva a toccare anche delle altitudini di tutto rispetto, oltre i 2000 metri.
La tappa del Galibier
Senza ombra di dubbio, si è trattata della tappa più complicata per Pogacar, dal momento che ha dovuto fare i conti con gli attacchi dei due attori protagonisti della Jumbo, ovvero Roglic e Vingegaard. L’errore, in questo caso, è stato più che altro dal punto di vista tattico, dal momento che lo sloveno ha scelto di rispondere ad ogni attacco dei due avversari, non sapendo che in realtà Roglic era già in condizione fisiche precarie e avrebbe deciso di ritirarsi il giorno dopo per dei problemi alla schiena.
Tale mossa, però, ha fatto letteralmente saltare Pogacar, che pensava di essere a tal punto forte da poter rispondere a qualsiasi attacco. Pogacar vuole dimostrare a tutti di essere il più forte, però è questa la spina nel fianco che comincerà a tradirlo. Vingegaard attacca nella salita finale un Pogacar ormai stanco e riesce a staccarlo, dandogli anche qualche minuto.
Un tempo prezioso per la classifica generale, soprattutto contando che il distacco non cambierà in alcun momento, anzi tappa dopo tappa aumenterà. Anche nell’ultima tappa di montagna, Vingegaard stacca il suo rivale, conscio probabilmente che ormai questo Tour fosse andato, ma sempre battagliero, animato da una voglia di rivalsa che solo i veri campioni possono avere. I suoi sforzi, però, sono vani, dal momento che Vingegaard trova energie incredibili per volare anche nella tappa della cronometro.