I giochi eSports, con il passare degli anni, sono sempre più diffusi e praticati a livello nazionale e globale. Da qualche decennio, quello che per molti è solo un gioco, per altri sta diventando una vera e propria professione, una ragione di vita. In molti, ultimamente, si stanno chiedendo se i giochi sportivi elettronici siano meritevoli di essere considerati sport quasi alla pari di quelli praticati dagli atleti. Negli ultimi due anni, i giochi eSports hanno registrato un aumento considerevole di utenti anche a livello amatoriale. L’idea di rendere queste attività delle professioni non si è di certo concretizzata negli ultimissimi tempi, una crescita di questo fenomeno si era già rilevata alla fine degli anni novanta. Il primo campionato internazionale professionistico di videogiochi sponsorizzato e trasmesso da canali televisivi, infatti, risale al 1997: la Cyberathlete Professional League.
Competizioni professionistiche di questo tipo, in realtà, si erano già viste addirittura negli anni ottanta. La maggior parte dei tornei sono in modalità multigiocatore, consistono nella sfida tra due o più persone. Non mancano, però, i tornei a giocatore singolo, nei quali vince il partecipante che ottiene il maggior punteggio. Così come negli sport veramente fisici, anche negli sport virtuali, a seconda del proprio livello, si formano delle categorie. Gli esports dunque in questo modo si rendono accessibili a giocatori di diverso livello in base alle differenti abilità: si può prendere parte a diversi tornei proposti ed organizzati da varie associazioni. Tra competizioni nazionali ed internazionali, le manifestazioni dedicate ai giochi sportivi elettronici non mancano di sicuro. L’interesse (soprattutto per i tornei di maggiore importanza) si estende anche agli appassionati di pronostici e statistiche, al mondo del betting, a chi elabora previsioni e conosce finanche le caratteristiche dei bonus senza deposito. Il panorama è ampio.
Ultimamente, i giochi più in voga sono Fifa e League of Legends. Per le fasi finali dei tornei vengono addirittura chiamati in causa commentatori, opinionisti e arbitri. I tornei sono visibili dagli utenti nelle live streaming, specialmente quelle di League of Legends hanno registrato un boom veramente sorprendente. Di giochi eSports ce ne sono di tutti i tipi, a partire dagli sparatutto, per poi passare da quelli strategici, di guida, fino ad arrivare ai picchiaduro. Diversi studi stimano addirittura, per il 2021, un numero globale di videogiocatori che toccherà quota 2.8 miliardi, per un ricavo complessivo che si aggirerà intorno ai 189 miliardi di dollari. L’ultima idea era quella di inserire i giochi eSports nelle Olimpiadi di Tokyo, ma poi non se ne è fatto più nulla.
Tra i Paesi maggiormente contrari, sotto questo punto di vista, c’è sempre stata la Germania, che ancora oggi continua a considerare gli sport elettronici dei semplici giochi. In Italia i punti di vista non sono poi così tanto distanti da quelli tedeschi. Nel nostro Paese, ad esempio, gli eSports non hanno ancora nulla a che vedere con la concezione americana. I fattori sono diversi. Il lato culturale ha un ruolo piuttosto rilevante in questo, la concezione che hanno gli americani dei giochi eSports non è la stessa che hanno i cittadini del nostro Paese o di quelli vicini. Un passo in avanti però è stato fatto, in particolar modo da quando Franceschini, ministro della Cultura, ha reso i videogiochi dei veri e propri beni culturali. Di certo, tornando al discorso iniziato precedentemente, riveste un ruolo importante anche la netta differenza tra il denaro che gira in Italia e quello che gira, ad esempio, proprio negli Stati Uniti. Presto si faranno le definitive valutazioni, ma il mondo dei giochi elettronici, in un modo o nell’altro, sembra essere destinato a raggiungere enormi traguardi.