Un passo in avanti (forse) verso la depenalizzazione della coltivazione per uso personale
Era il 2017 quando si decise di regolamentare con una normativa la filiera della canapa legale.
Da allora, la possibilità di acquistare legalmente cannabis light ha dato vita a un mercato fiorente che quest’anno si aggira intorno ai 200 milioni di euro e che è destinato a crescere ancora.
In questi ultimi anni numerosi growshop sono spuntati come funghi in tutta Italia e vari eCommerce si sono imposti sul mercato grazie a un’offerta sempre più ampia, tra semi, infiorescenze e prodotti a base di CBD.
Tra i tanti derivati della cannabis che si possono trovare oggi online, sempre più consumatori scelgono di acquistare la migliore canapa light su JustBob o su altri siti specializzati di settore.
La proposta di legge presentata in Parlamento potrebbe dare un’ulteriore spinta a un mercato già florido, grazie alla depenalizzazione della coltivazione domestica, pur nei limiti previsti dall’iniziativa legislativa.
Vediamo, dunque, in cosa consiste questo disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati e cosa comporterebbe se fosse approvato (al momento, è osteggiato da diverse forze politiche). Ma prima un excursus sulla normativa inerente alla cannabis.
Cannabis, la normativa italiana
La Legge n. 242 del 2016 è la principale normativa di riferimento.
La legge, che è stata emanata allo scopo di sostenere e promuovere la coltivazione e la filiera della canapa industriale, di fatto ha dato vita al mercato dei derivati della cannabis light.
Si tratta di prodotti ricavati da piante di cannabis con un basso contenuto di THC, ovvero con principio attivo inferiore allo 0,2%. Per tale ragione, la cannabis legale non presenta effetti psicoattivi e, dunque, non è in grado di dare alcun tipo di effetto stupefacente.
Secondo quanto stabilito dalla legge in esame, in particolare, la coltivazione della canapa è consentita qualora venga effettuata con sementi certificate e sia finalizzata a ricavare particolari tipologie di prodotti, quali alimenti, cosmetici, fibre tessili, oli, carburanti ecc.
Tuttavia, la norma in questione appare lacunosa laddove non esplicita il divieto di utilizzo della pianta per finalità diverse da quelle previste, né viene specificato quali parti della pianta siano utilizzabili per gli usi industriali appena citati.
La legge 242 del 2016, dunque, non detta norme specifiche per quanto concerne tutti i possibili utilizzi della cannabis light.
D’altra parte, il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti (DPR 309/90), vieta espressamente la coltivazione di piante con alto contenuto di THC, dato che questa sostanza rientra nell’elenco delle sostanze psicotrope che l’Italia mette al bando, considerandole illegali.
Si è venuto così a creare un vuoto legislativo che ha aperto la strada alla cannabis light e ha portato al boom economico di un mercato che dal 2017 a oggi ha creato migliaia di posti di lavoro e ha generato centinaia di milioni di euro di introiti.
Cosa prevede il disegno di legge sulla depenalizzazione della cannabis
Ottenuto il via libera della Commissione Giustizia, il disegno di legge Magi-Licatini è attualmente in discussione alla Camera dei Deputati.
La proposta di legge ha come scopo principale quello di modificare la disciplina sulla cannabis per depenalizzare il suo utilizzo. Fra le principali novità del ddl Magi-Licatini troviamo:
– la possibilità per i maggiorenni di coltivare per autoconsumo fino a quattro piante di marijuana;
– una significativa riduzione di pena in caso di detenzione e spaccio di modica quantità, le cui pene detentive massime passerebbero dagli attuali 4 anni a 2 anni e 2 mesi e multa fino a 2.000 euro;
– l’introduzione di una giornata nazionale per sensibilizzare la popolazione sui pericoli derivanti dall’uso delle droghe, dal tabagismo e dall’alcolismo;
– la promozione di incontri nelle scuole superiori con finalità di prevenzione.
Dal testo in esame emerge chiaramente l’intenzione di giungere a un superamento di un approccio puramente punitivo, in favore di un orientamento più pragmatico che, secondo quanto sostenuto da Mario Perantoni (M5S) relatore del provvedimento in commissione, mira a depenalizzare la cannabis per “sostenere chi ne fa un uso terapeutico e per togliere terreno alle mafie”.
Su questo ultimo punto, del resto, si era schierata anche la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (abbreviato DNAA), quando nel 2016 si era espressa a favore della depenalizzazione e della coltivazione domestica anche per sollevare le forze dell’ordine e la magistratura da questa gravosa incombenza: quasi la metà dei sequestri di sostanze stupefacenti effettuati in Italia riguarda la cannabis.
Non bisogna dimenticare, infine, che il nuovo orientamento in materia di cannabis di cui la proposta di legge si fa promotrice è stato riscontrato anche nella più recente giurisprudenza della Corte di cassazione.
Secondo la Corte “non è perseguibile penalmente l’attività di coltivazione in ambito domestico di minime dimensioni che sia destinata in via esclusiva all’uso personale” (Sezioni Unite, sentenza 19 dicembre 2019).
In conclusione
Riepilogando, la legge 242 del 2016, se da un lato ha avuto il merito di aprire la strada e promuovere la filiera della canapa in Italia, dall’altro ha creato un nuovo normativo che ancora oggi non è stato superato.
Il disegno di legge Magi-Licatini si propone di colmare le lacune modificando la normativa sulla cannabis attraverso una depenalizzazione della coltivazione domestica. Peraltro, tale approccio appare anche in linea con gli orientamenti espressi dalla Corte di Cassazione.
Tuttavia, al momento il ddl è ancora fermo alla Camera, perché fortemente osteggiato dalla maggioranza di Governo. Ora si dovranno aspettare gli sviluppi futuri per capire come si evolverà la situazione della cannabis in Italia.