Sarà davvero difficile dimenticare il triste e pericoloso episodio che ha visto Samsung in uno scenario davvero “esplosivo” (un po’ di umorismo serve sempre!) come quello che ha visto protagonista i Galaxy Note 7, i phablet Android di punta dell’azienda.
Sembra siano emerse delle novità per quanto riguarda le batterie che finivano letteralmente per esplodere all’interno del telefono, finendo quindi per ridurre il tutto in una stupefacente opera d’arte come la seguenti:
Scherzi a parte, normalmente, almeno secondo delle normative internazionali, le batterie degli smartphone dovrebbe essere testate da delle società esterne, delle strutture legate al settore CTIA (dei laboratori certificati che esistono per mettere alla prova le batterie dei dispositivi). Una regola seguita ad esempio da Apple, Lenovo e tantissime altre aziende, com’è giusto che sia.
Tuttavia, sembra che Samsung si affidasse, almeno per quanto riguarda i Note 7, ai propri test di laboratorio per testarne il funzionamento e la qualità, non affidandosi quindi a delle qualificate strutture esterne. Un errore costato molto caro all’azienda, che si vede stretta da tre morse enormi, appartenenti all’ambito economico: quella dei rimborsi, quella del ritiro dal mercato, ormai ufficiale, del Note 7 e quella della diminuzione della popolarità e della fama qualitativa che nel corso degli anni si era tanto guadagnata.
Ricapitolando, Samsung ha preferito andare contro le norme e fidarsi delle proprie competenze, a quanto pare non sufficienti e non ai livelli delle strutture del mondo della CTIA, che avrebbero anche effettuato dei controlli di temperatura sulle batterie, evitando quindi sicuramente un problema grave come un’esplosione.